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Golf in Italia: dalle origini al rilancio

Se l’esatta origine del golf non è del tutto chiara a livello internazionale, figuriamoci quella del golf in Italia!
D’altra parte, è possibile raccontarne la storia attraverso alcuni momenti chiave, i personaggi di culto e i luoghi in cui in Italia il golf affiorò a metà strada tra ‘800 e ‘900.

Di certo sappiamo che il golf è stato introdotto in Italia dai gioviali nobili inglesi che, nei secoli scorsi, avevano scelto il nostro Paese come metà turistica per i loro “grand tour” o quale dimora estiva.

Sebbene, infatti, campi e circoli qui ancora non esistevano, ci s’ingegnava a praticare golf nei giardini, o per meglio dire nei parchi, delle ville nobiliari. Non è una novità che Villa Borghese e Villa Doria Pamphili, probabilmente tra le più note e belle dimore romane, già prima dell’XX secolo diventassero teatro di gioco per i lord inglesi appassionati golfisti.

Lo stesso avvenne nelle Regioni italiane maggiormente interessate dall’arrivo di stranieri, soprattutto anglofoni, che s’insediarono, più o meno stabilmente, tra Toscana, Umbria, Liguria e Lombardia, sia per le bellezze culturali e paesaggistiche, che per prelibatezze enogastronomiche.

Baldovino Dassù

Sappiamo anche che, inglesi e americani, tennero vivo lo spirito della Disciplina, cercando fin da subito di accreditarla a livello istituzionale sulla logica dei circoli, come d’altra parte è sempre stata usanza nelle loro nazioni d’origine.

Guerre a parte, la storia del golf in Italia continua la sua crescita lungo tutto il Novecento e, in particolare, nella seconda metà del secolo scorso assistiamo alla nascita di moltissimi campi da golf, anche in zone remote (come le Isole) e interessate da turismo in crescita e da sviluppo economico repentino (tutto il Centro-Nord italiano).

Sebbene considerato sport elitario, in Italia quanto altrove, come per molte discipline sportive, è con il boom economico che molte persone hanno improvvisamente avuto la possibilità di provare a giocare a golf, forse anche per emulazione di una società che ammiravano, finendo, ovviamente, con l’appassionarsi.

Da qui alla trasformazione in sport contemporaneo è un attimo: arrivano così i primi campioni italiani che si sono fatti conoscere nelle competizioni che contano a livello internazionale: parliamo di Ugo Grappasonni che negli anni ’50 si aggiudicò diversi Open internazionali (Francia, Svizzera, Marocco, Olanda…) ma anche ben due Italian Open (unico al mondo).

Oppure Baldovino Dassù, che seppe vincere in Galles ai British Masters del ’76, anno in cui si aggiudicò anche l’Italian Open. Una carriera sportiva che vanta molte altre conquiste e che Dassù seppe poi abilmente trasformare in un altro mestiere, quando si ritirò, iniziando a progettare, con importanti architetti paesaggisti, alcuni dei campi da golf oggi più rinomati nel mondo, come l’Argentario e il Poggio dei Medici.

Costantino Rocca - Ryder Cup Wales Senior Open

In un’ipotetica triade dei golfisti che hanno fatto la storia del golf in Italia, come dimenticare poi Costantino Rocca. Gli anni d’oro di Costantino Rocca, i primi anni ’90, sono interessati anche dalla comunicazione di massa e, forse proprio questo, ha influito nel far conoscere sia la disciplina, sia le imprese di questo talentuoso bergamasco.

Un asso che vinse 5 tornei dell’European Tour prima di sfiorare il suo Open Championship (sarebbe stato il primo italiano a vincerlo), per poi riuscire a piazzare un hole in one alla Ryder Cup del ’95 che è entrata di diritto nella storia del golf mondiale.

Francesco Molinari e Matteo Manassero

Ma il golf italiano non vive solo di glorie passate, anzi, è vivo e vincente nel presente e nel futuro!

Con la Ryder Cup a Roma nel 2022, con i tanti giovani golfisti che si stanno facendo notare come Matteo Manassero, con Francesco Molinari che, quest’anno ha vinto il British Open, è stato determinante nella Ryder Cup parigina appena conclusasi con la vittoria del Team Europe e, pochi giorni fa, si è aggiudicato la Race to Dubai, pare proprio si stia aprendo un’altra grande stagione per il golf italiano!

Certo, come ripetiamo da un po’, non bisogna perdere quest’occasione e trarne il massimo vantaggio, divulgando la disciplina, soprattutto tra i giovani, promuovendo iniziative pubbliche come Golf in Piazza, sensibilizzando l’industria mediatica per promuovere il golf in Italia.

Perché, si sa, è stato proprio grazie ai media che, campioni come Panatta, Pellegrini, Lucchetta, Vezzali, solo per fare alcuni nomi, hanno dato visibilità alle loro discipline, diventando modelli da imitare per tanti giovani.

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