Sostenibilità del Golf made in Italy – un vanto internazionale
In molti non lo sanno, soprattutto all’estero, ma il sistema golf italiano è un’eccellenza nella sostenibilità ambientale. Un risultato che è stato possibile ottenere grazie a un lungimirante percorso iniziato già negli anni ’80, a dimostrazione di come il problema della sostenibilità fosse nel golf italiano considerato ben prima che divenisse il tema largamente discusso di oggi.
E così, nonostante il Coronavirus, il progetto “Impegnati nel Verde” (INV) di Federgolf, ha mostrato anche nel 2020 grande adesione da parte dei circoli dello Stivale: delle 13 candidature, ben 9 hanno dimostrato di avere le carte in regola per meritarsi il Riconoscimento Ambientale INV nelle diverse categorie Acqua, Energia, Biodiversità, Paesaggio e Cultural Heritage.
Si tratta di circoli che hanno saputo guardare a questa come ad un’opportunità che in molti casi ha permesso non solo di distinguersi e di avere un migliore rapporto con il contesto in cui sono inseriti, ma anche di ottenere vantaggi concreti in termini di risparmio, disponibilità che chiaramente può essere impiegata per migliorare ulteriormente la qualità della struttura e delle sue iniziative.
Va anche sottolineato come moltissimi dei club golfistici italiani sorgono in aree di grande interesse ambientale, con particolare riferimento alle questioni legate alla biodiversità, ma anche culturale, storico, architettonico. Tanti sono infatti, ad esempio, i casi in cui palazzi rinascimentali sono stati adibiti a clubhouse, piuttosto che il percorso golfistico sia incastonato in una riserva naturale comunitaria o in un sito patrimonio dell’umanità UNESCO.
Se il golf è in sé una pratica sportiva che necessita consumi energetici ingenti in relazione al mantenimento delle condizioni del terreno di gioco, oltre alla possibilità di abbattere significativamente questi consumi con tecnologie e scelte intelligenti, si può valutare la possibilità di realizzare campi da golf in aree dismesse, compromesse, ex cave, ex discariche e così recuperare e migliorare l’ambiente stesso.
Un’ulteriore testimonianza dell’attenzione rivolta alle tematiche ambientaliste nel golf italiano è il fatto che pressoché ogni nostro campo da golf ha da anni abolito l’impiego di pesticidi. Ecco spiegato perché taluni golfisti lamentano come all’estero determinati campi siano in condizioni perfette, con un manto color verde scozzese nonostante la temperatura dell’aria superi i 40°C.
In ogni caso, le azioni che possono essere intraprese da un golf club per aderire a un percorso di sostenibilità sono davvero molteplici: dalla scelta di adoperare tappeti erbosi con macroterme (anche dette “Bermuda grass”), cioè manti erbosi più idonei al clima mediterraneo, che sopportano meglio l’escursione termica annuale e che richiedono assai meno acqua (fino al 70% in meno, secondo le statistiche del Golf Della Montecchia, Veneto) di quelli a microterme tipici del Nord Europa.
Altre importanti azioni che hanno consentito di assegnare questi riconoscimenti nell’ultima edizione di INV da parte del comitato tecnico scientifico specializzato della FIG, sono quelle intese al recupero idrico d’acqua piovana per l’irrigazione (Golf del Ducato, Emilia; Golf Club San Michele, Calabria), all’incentivazione della biodiversità, ad esempio con la piantumazione di piante locali (Ugolino Golf Club, Toscana; Albarella Golf Links, Veneto), alla produzione interna di ortaggi biologici, alla creazione di impianti fotovoltaici (Golf Santo Stefano, Emilia; Golf Città D’Asti, Piemonte), all’ampliamento delle aree incolte per consentire alle specie faunistiche locali di proliferare, e poi ci sono le altrettanto importanti attività volte alla valorizzazione del patrimonio storico e culturale locale (Bellosguardo Vinci Golf Club, Toscana; Golf Club Tirrenia, Toscana).
Una particolare menzione va anche al toscano Golf Club Terme di Saturnia che si è ri-certificato GEO (certificazione internazionale della Golf Environment Organization), al lombardo Gardagolf Country Club Geo Certified dal 2018, e pure al Venice Open U.S. Kids, che per il secondo anno di file si aggiudica la certificazione GEO Tournament, primo torneo golfistico amateur al mondo a raggiungere questo traguardo.
In conclusione, forse il sistema golfistico italiano non sarà il migliore al mondo, ma può certamente vantare vere eccellenze che spiccano anche sul panorama internazionale per sostenibilità ecologica e comprensione di quanto, oggi più che mai, sia fondamentale sviluppare e continuare a migliorare la relazione con l’ambiente, il territorio in cui il percorso golfistico è inserito, perché è questa stessa relazione che ne determina lo spazio di esistenza e sopravvivenza.
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