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Roberto Van Heugten

Roberto Van Heugten, scrittore emergente con molte pubblicazioni all’attivo, scrive di gioco sulle pagine di Italy4golf, nella rubrica “Lost balls in Italy”.
La narrazione è differente: nelle sue pagine si parla infatti di sport, ma soprattutto di territori e ospitalità.

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I golf resort di Mira Hotels

LOST BALLS IN ITALY – DI ROBERTO VAN HEUGTEN

Il viaggiatore di golf è un individuo decisamente sui generis. 
Lo si può collocare sostanzialmente in due categorie, delle quali cercherò di tracciare, in poche righe, vizi e virtù. Puntando ovviamente l’attenzione sui primi, dato che le seconde sono generalmente meno influenti.

Parto dal presupposto che la fetta più grande del campione è costituita da persone almeno benestanti, dove con questo termine identifico chi riesce a mettere regolarmente in tavola pranzo e cena e non si sente ogni giorno strangolato dalle rate del frigorifero o della smart TV da sessanta pollici. Parlando del nostro sport preferito, si tratta altresì di chi ogni anno ha a disposizione la cifra per accedere regolarmente al proprio campo d’elezione, qualsiasi sia la soluzione di pagamento richiesta, e aggiunge qualche denaro a trasferte di vario livello.
Il segmento minore, esiguo per la verità, è costituito da chi gioca ma non si sposta, trovando disdicevole o disincentivante andare a sporcare i tacchetti su tappeti erbosi diversi dal proprio. Si trova a suo agio laddove ha tirato i primi colpi, conosce tutti e si accontenta di un golf stanziale.

Bene, individuato il campione comincio ora la segmentazione, trattando per primi i Tolleranti.
Il golfista tollerante è colui che passa la maggior parte dell’anno a razzolare nel suo campo e in quelli del circondario, muovendosi in piccoli branchi inseguendo generalmente i circuiti di gare locali, così da non maltrattare oltremodo il borsellino. Approfitta delle umili combinazioni a sconto offerte dai club ospitanti, quando è in canna porta a casa premi minori (ma con pari entusiasmo di un Miguel Angel Jimenez all’ennesima Audi R8 vinta con hole-in-one), e completa le giornate a tavola tornando alla base pasciuto, soddisfatto e divertito. Ché poi questa dovrebbe essere l’essenza del golf giocato e viaggiato.
Talvolta i Tolleranti si concedono “la vacanza di golf”. Cercano, come assetati in un deserto, l’offerta più allettante dove il focus è greenfee+cart, mentre per vitto e alloggio possono accettare qualunque combinazione offerta dal territorio circostante. Salvo poi raccontare, una volta tornati al circolo di appartenenza, che “sì, il campo era bello, la clubhouse fantastica, abbiamo preso solo un panino perché una sbirciata alla carta del ristorante ci ha fatto scappare a fine giro, e poi l’albergo era lontano, il taxi costava un botto…” e via, con questa epifania di sensazioni che non fanno mai comprendere la reale riuscita del viaggio.
Tolleranti, per l’appunto. Per definizione, inaffidabili e preferibilmente da non imitare.
Costoro sono i preferiti dalle organizzazioni turistiche di fascia media. Sul catalogo queste si presentano come “da xyz anni organizziamo fantastiche vacanze per il golfista”, preparano effettivamente tour interessanti ma si preoccupano, come piace ai Tolleranti, soprattutto della confortevole giornata di golf. Un po’ meno, in genere, di quello che il cliente potrebbe quantomeno esplorare, una volta lasciati i green al meritato riposo notturno.

Veniamo al secondo gruppo, per fortuna mondialmente piuttosto diffuso e quindi vero terreno di sfida per la messa in opera di un turismo di alta qualità.
Sono gli Intransigenti.
Popolazione pretenziosa, talvolta troppo, di gusti difficili e poco identificabili, si muove a coppie o al massimo in minigruppi super affiatati, generati nel tempo con un processo selettivo micidiale.
Proprio per questo sono così maledettamente interessanti!
Il cart non è mai abbastanza cart, i fairway sono stretti però anche larghi, l’acqua della Jacuzzi è fredda ma perfino troppo tiepida, in camera ho trovato quattro boccette di saponi e creme ma nemmeno una di trattamento anti-età, sì il letto è comodo però ho avuto caldo, sai quel caldo che non è tepore ma ti fa… sudare… e via così.
Siccome gli Intransigenti hanno il pregio di fare svariate vacanze golfistiche ogni anno, sono anche quelli che vanno ripetutamente alla ricerca del top, di quella cosa che li faccia meravigliare, quando ti dicono… “stupiscimi”. Certo, come fosse facile.
Ed è qui che, paradossalmente, l’offerta si assottiglia.

Nonostante la presenza di lussuosissimi resort nei cinque continenti sia in costante crescita, la difficoltà è creare per gli Intransigenti vacanze in grado di coinvolgerli su più fronti e per periodi vieppiù lunghi.
Su questo campo avviene la strage degli operatori di piccolo cabotaggio, quelli che tentano di avvicinare i golfisti Intransigenti con lo stesso approccio con cui fanno viaggiare ciclisti, boy-scout e comitive parrocchiali (nulla togliendo, ci mancherebbe!). Pochi si salvano, in questo arrembaggio all’ultima scimitarra!

Perché vi ho introdotti in questa omelia?
Beh, un po’ per vantarmi di questa incredibile conoscenza del mercato turistico di golf (fischi e verdura sul palco, solo a fine articolo, please). Una volta tanto ci sta.
Molto più invece per raccontarvi che quest’anno, precisamente a fine maggio, anche io ho messo l’abito del golfista Intransigente.
Come dite? Non si indossa un abito simile ma ci si nasce?
Può essere. Tenete tuttavia conto che un dettaglio che accomuna Tolleranti e Intransigenti è la pratica evacuatoria, che livella tutti sulla stessa posizione. Quindi, com’è vero che tutti nasciamo con apposito organo per l’espletamento dell’opera, altrettanto vero è che il vostro cronista preferito ha potuto, anche solo per tre giorni, vestire la divisa di un golfista stellato.

Così come stellati sono i resort che mi hanno fatto vivere, in una tournée mozzafiato, la vera esperienza del golfista Intransigente in vacanza.
L’arrivo al “Borgo di luce – I monasteri”, golf resort situato nei pressi di Siracusa, prima tappa del minitour svolto insieme a Mario Taglietti, CFO & co-founder di Italy4Golf, è stato salutato dai colori e dai profumi di una Sicilia esplosa in un meraviglioso anticipo di estate. Caldo e ventilato.
Il soggiorno con formula FamTrip non ci ha impedito di esercitare l’impegnativo compito di vivere da turisti con l’occhio del mystery shopper, attento quindi a valutare con raziocinio i diversi aspetti dell’ospitalità ricevuta.
Quello insomma che fanno gli chef quando vanno a valutare i concorrenti in quei divertenti reality televisivi.
Messi a totale agio, sia come camere che come ristoro, è nel campo che abbiamo trovato la vera sorpresa. Credo che scenari come quelli in cui ho giocato quel dì siano difficilmente replicabili. Sarà stato il periodo, comunque affrontare alcune buche in compagnia di filari di aranceti (ancora carichi di frutti), piantagioni spontanee di fichi d’india (anch’essi con i frutti in maturazione) e poter addirittura aggredire grappoli di nespole grosse come prugne, semplicemente allungando un braccio oltre il tetto del cart… beh, si è trattato di un vero trionfo di natura insieme al golf praticato su un campo dal design divertente e sfidante.
Per non dire dei panorami, che trasmettono senso di libertà grazie alla posizione del resort in un territorio prevalentemente incontaminato. Meravigliosa la vista dai green della nove e diciotto sui fabbricati che un tempo furono effettivamente carceri, monasteri, masserie e chissà che altro, prima di essere trasformati con sapienza e rispetto in clubhouse, ristorante, hotel e centro benessere a prova di massima esigenza.

Tutto questo dal 2021 è affidato al brand “Mira Golf & Resorts”, società di origine trentina in rapida espansione in quel particolare mercato composto da strutture alberghiere di eccellenza che comprendono nell’offerta rinomati percorsi di golf.

Guarda caso, nel catalogo Mira 2021 è presente una mia vecchia conoscenza, già raccontata nei dettagli sportivi in questo articolo di qualche mese addietro

Beh, è cosa che mi ha fatto molto piacere, così come è stata piacevole e di qualità superiore l’ospitalità nell’hotel di Acaya Golf & Resort, perla salentina di spicco in un territorio affascinante e intriso sia di storia che di tradizioni e cultura.
Che posso dire di più di “cliente contento”?
All’Acaya è stato tutto eccellente, confermato dai sorrisi e dagli sguardi soddisfatti dei tanti ospiti già presenti in un periodo che, tutto sommato, ancora non poteva definirsi di altissima stagione.
E posso pure aggiungere che Acaya è una soluzione smart. Perché uso questo termine? Semplice: con una accurata applicazione di ingegneria alberghiera, in questa struttura ampia e ben dislocata, la gestione è in grado di soddisfare nello stesso luogo sia Tolleranti che Intransigenti. Figo, no? Provate, poi mi racconterete se e dove ho malinteso.
Ah, prima che mi dimentichi. Nelle attività possibili di Acaya c’è naturalmente il golf, poi mare – se la stagione lo consente – equitazione, calcio e calcetto, SPA e centro benessere, sale meeting e cerimonie, e tutt’intorno una miriade di percorsi enogastronomici da urlo. Tranquilli, finite pure le vostre diciotto buche, che saranno solo l’inizio di una vacanza formidabile.

Volendo ora riassumere, in queste ultime righe, la mia esperienza in casa “Mira resorts”, posso dire con felicità di aver trovato tanta cura dei dettagli, sia in Sicilia che nel profondo sud della Puglia. C’è attenzione ai desideri del cliente, offerta di attrazioni e divertimento che esulano dalla pura offerta golfistica e un’ottima scelta culinaria legata con forza e onestà alle bontà offerte dal territorio.
Un plauso, e l’augurio di riuscire a conquistare altre importanti posizioni nello scacchiere dei Golf Resort non solo nazionali.

E per chi desideri replicare la mia esperienza, basta chiedere a Italy4Golf l’opzione Mira Hotels. Da parte mia, tolte le vesti dell’Intransigente, torno a fare il mio umile mestiere di scrivano e di turista, sperando di coinvolgervi e incuriosirvi con notizie sempre utili.

Buon viaggio, e buon golf!

RvH

Roberto Van Heugten
Italy4golf Italian Ambassador
buonavita.me

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