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Il Buono, il Brut e il Cattivo. Breve viaggio nella denominazione dello spumante

Nelle festività e ricorrenze, si sa, lo spumante, è immancabile. Bottiglie dalle forme leggermente arrotondate e dal collo sottile campeggiano al centro di lunghe tavolate oppure si affacciano da luccicanti secchielli del ghiaccio, pronte per essere stappate.

Il momento del brindisi è una vera e propria resa dei conti. Sugheri volanti e calici tintinnanti sono il preludio alla questione fondamentale: piacerà ai presenti lo spumante che avete scelto?

Per i non addetti ai lavori, generalmente il metro di giudizio basico per separare uno spumante “buono” da uno “cattivo” è la sua dolcezza. Gli amanti delle note dolci infatti storcono il naso dinnanzi ad uno spumante secco e viceversa i partigiani del gusto secco s’indignano alla sola vista della scritta “dolce”, riportata sull’etichetta, poi ci sono i puristi dell’abbinamento “dolce con dolce”.

La via di compromesso si concretizza nel diffusissimo spumante Brut (punta di diamante del metodo classico) che, sebbene penda più dalla parte del secco che del dolce, è la classica vox media che accontenta gran parte dei palati; tanto che nell’uso comune il termine “Brut” quasi identifica un’alternativa di gusto. Frequente a tavola è la domanda: “Ma come l’hai preso lo spumante? Dolce, secco o Brut?”

Il termine “Brut” altro non è che un’etichetta classificatoria, che rispecchia la quantità di residuo zuccherino (espresso in grammi per litro) presente nello spumante.

Di seguito, la tabella classificatoria dello spumante in relazione al residuo zuccherino (g/l). Fonte AIS (Associazione Italiana Sommelier).

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Dunque è proprio il residuo zuccherino a determinare la percezione “dolce/secco” nello spumante, dove a maggior quantitativo di residuo, corrisponde una maggior dolcezza.

Con l’aiuto di questa tabella vi sarà possibile scegliere le vostre bollicine con maggior consapevolezza, soddisfacendo i gusti vostri e dei vostri convitati, uscendo indenni dal tanto temuto brindisi, magari con qualche complimento dell’espertone di turno sulla scelta effettuata.

Ora la vera sfida sarà spiegare a vostra suocera perchè il “Dry” non è secco. Buona fortuna!

Roberto Matetich
Italy4golf Italian Ambassador

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