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Roberto Van Heugten

Roberto Van Heugten, scrittore emergente con molte pubblicazioni all’attivo, scrive di gioco sulle pagine di Italy4golf, nella rubrica “Lost balls in Italy”.
La narrazione è differente: nelle sue pagine si parla infatti di sport, ma soprattutto di territori e ospitalità.

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18 buche al Matilde Golf con Alberto Genovesi

LOST BALLS IN ITALY – DI ROBERTO VAN HEUGTEN

L’Emilia Romagna è una regione che da sempre si racconta da sola. Non c’è scorcio, panorama, torre, muraglia, castello, chiesa o villa padronale che non abbia, nel patrimonio atomico che lo rende visibile, almeno qualche centinaio di anni di racconti da narrare.

Qui sono passati tutti, nessuno escluso. Perfino il mare, in tempi geologicamente assai remoti, non ha saputo evitare un territorio che oggi si presenta tra i più ricchi, fertili e variegati del sud Europa. Lasciamo stare il mondo, già primeggiare in un continente grazie a biodiversità e storia non è poco, credetemi.

Comunque sia, in tanto peregrinare in una regione così affascinante, capita talvolta di scoprire, come in un gioco di scatole cinesi, oppure al fondo dell’apertura di una complessa matrioska, piccoli tesori che danno valore al viaggio, che arricchiscono i ricordi del turista.

Oppure, come nel caso in esame, semplicemente consegnano al golfista itinerante una collezione di ricordi da incorniciare.

È l’effetto “Matilde Golf”, conosciuto anche come Matilde di Canossa Golf Club. I nuovi logo e denominazione sono frutto del recente ingresso di una compagine societaria agguerrita e che porta in dote una serie di progetti molto interessanti.

Rispetto a giocate svolte in passato, posso confermare da subito una gradita sorpresa, presto trasmessa all’amico Alberto Genovesi, co-founder di Italy4golf, che ha percorso con me le diciotto buche in un caldissimo giorno agostano: il campo è bello! Appare evidente, anche all’occhio di un “dilettante bbb” come il sottoscritto, che certe scelte di manutenzione consegnano risultati subito apprezzabili.

Trovare a metà agosto un campo verde, con green in buono stato di salute e fairways giocabilissimi praticamente dappertutto, non è così scontato come si potrebbe pensare. Le scelte istituzionali degli ultimi anni, in merito all’azzeramento dei pesticidi chimici, stanno mettendo tutti (campi e gestori) a durissima prova.

Qui al Matilde hanno trovato evidentemente la formula giusta, quella combinazione alchimistica tra irrigazione, sfalci, uso delle sementi di rinforzo e concimazioni naturali che premia chi investe, mentre chi tira al risparmio paga pegno in termini di soddisfazione del giocatore e conseguente mancato stacco di greenfee.

Bene. Ho citato la parola “giocatore”, torno a omaggiarlo con un breve racconto della mia esperienza in campo. Dal punto di vista dello score, soprassediamo, non è il caso. Né la cosa mi procura fastidio, essendo da sempre il sottoscritto un cultore della passeggiata golfistica, non della ricerca del birdie a tutti i costi. A tal proposito, avviso i cercatori di punti che qui c’è da sudare, per ottenere il risultato. Nessuna buca è banale, avrete sempre i piedi fuori quota rispetto alla pallina, e ci sono giusto quei due-tre fairways aeroportuali dove arrivare in green “in regulation” è roba da pro. Disilludetevi subito!

Siccome l’uomo non vive di soli teeshot, passo a clubhouse e ambienti, che è meglio. Beh, che dire… siamo in piena Emilia, nell’ombelico della universalmente nota “Food Valley”. Cosa potrà mai mancare? Di certo, non la cortesia. Qui arrivi, nessuno ti conosce ma sei in famiglia. Ti siedi, ordini una normalissima birra di fine giro, non arriva con un banale cestino di patatine sfibrate dalla calura e dall’età. No, giunge al desco con un vassoio di spicchi di erbazzone e cornetti salati col prosciutto crudo come lo si mangia qui, non come lo trovi all’ipermercato. Purtroppo non ho saggiato la cucina per una cena come si deve, ma ho promesso a tutti il ritorno per rimediare a questo sgarro.

Già, perché quando si calpesta terra emiliana, l’affronto più grave che si possa compiere è andarsene prima del tramonto, rinunciando ai profumi della cucina e alla convivialità di una tavolata bagnata da Lambrusco e Malvasia.

Le Terre di Canossa attorno al Matilde

La provincia di Reggio Emilia è caratterizzata, come le sorelle Piacenza, Parma, Modena e Bologna, da un’impegnativa convivenza tra pianure roventi d’estate (e gelide d’inverno) e rilievi collinari che raramente accompagnano oltre i mille metri di quota.

In ogni dove passano fiumi e torrenti. A parte le zone urbanizzate (mai metropoli, solo Bologna ha dimensioni importanti), gli abitati sono circondati da estese campagne coltivate. Appena si comincia a salire, sono i boschi a far da padrone su un territorio collinare punteggiato da poche fattorie e piccoli borghi medievali, spesso ristrutturati con rispetto e sapienza.

Nonostante ci si ritrovi, in alcuni casi, ad affrontare percorsi impervi, la viabilità è buona pressoché ovunque. La frazione di San Bartolomeo, che ospita il Matilde Golf, è a un quarto d’ora dal casello della A1, uscita Reggio Emilia. Piccola chicca architettonica: per chi proviene da Bologna o dalla A22 del Brennero, l’autostrada costeggia la stazione dell’alta velocità Medio Padana, capolavoro (de gustibus, naturalmente) di ingegneria e design firmato Calatrava.

L’offerta turistica è interessante. A parte qualche sistemazione alberghiera centralizzata su Reggio Emilia, destinata più che altro a clientela business, il turista automunito ha tutto il diritto di perdersi per colline alla ricerca di ville e casali destinati all’accoglienza, in un variegato network capace di soddisfare anche gli ospiti più esigenti. Una fonte di suggerimenti certa è il Matilde Golf medesimo, dove è possibile ricevere informazioni su dove e come alloggiare in ottime condizioni.

Ci sono due punti di interesse storico, nelle vicinanze del circolo, che meritano senz’altro una visita. Il castello di Canossa, di cui rimangono ruderi visitabili esternamente, racconta una storia più che millenaria da una posizione molto particolare. Da vedere soprattutto per l’ispirazione che si trae dal luogo e per i numerosi eventi storici che sono qui avvenuti. Un altro castello, perfettamente conservato e di aspetto delicatamente marziale, è Bianello, sulle colline di Quattro Castella. Nei suoi eleganti saloni viene svolta annualmente la rievocazione della storia di Matilde, non il golf, chiaramente, ma la Grancontessa di epoca medievale a cui il circolo visitato oggi è intitolato.

Ah, non da ultimo! Siccome il territorio circostante offre moltissime opportunità sia golfistiche che ricettive, chi meglio di Italy4golf saprà organizzarvi la vacanza di golf ideale spaziando tra i quattro punti cardinali a zonzo per la Food Valley?

Roberto Van Heugten
Italy4golf Italian Ambassador
buonavita.me

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