Bollicine. Breve storia dello Champagne Italiano
Quando sono nate? Chi le ha rese famose? Quali le differenze che le caratterizzano? Breve storia delle Bollicine, lo “Champagne Italiano”, e di come siano oggi amate dagli esperti di vino di tutto il mondo.
Lo Champagne, un tipo di spumante, nasce in Francia nell’abbazia di Hautvillers ad opera del monaco Dom Pierre Pérignon nel XVII secolo.
Il primo spumante italiano, chiamato “Champagne Italiano”, spumeggia nei bicchieri nel 1865 frutto del lavoro tra i Fratelli Gancia e il Conte Augusto di Vistarino che importò dalla Borgogna le barbatelle di Pinot Nero.
Per lo Champagne Italiano furono eliminati gli sciroppi che i produttori francesi aggiungevano al termine della lavorazione, ottenendo un tipo di champagne a base di moscato, superiore a quello francese e ottenuto a costi minori.
Fin dai primi anni del secolo scorso iniziarono la loro attività grandi case spumantistiche italiane. Giulio Ferrari di Trento (nacque nel 1902 con le prime 500 bottiglie grandi), Antinori, Cinzano, Contratto, Martini & Rossi, la Cantina Sociale di Santa Maria La Versa, per citarne alcune.
Ancora qualche decennio fa, nel mondo le “bollicine” erano sinonimo di Champagne, quindi di terra Francese, poi grazie alla costante e sapiente attività, anche promozionale, dei vignaioli della Valdobbiadene, il Prosecco ha conquistato la ribalta e il gusto dei consumatori internazionali, non ultimo qualche anno fa la produzione di casa nostra (e l’esportazione) superava quella Francese.
Oggi le produzioni Franciacorta, Prosecco Valdobbiadene, Trento Doc, sono tra i più stappati al mondo. Grazie a questa notorietà per molte produzioni di casa nostra si è aperto un nuovo mercato, da nord a sud, isole comprese si spumantizzano prevalentemente con metodo classico, uve del territorio, la Durella, l’autoctono dei Monti Lessini dà origine al Durello, l’Erbaluce, Ribolla Gialla, Muller Thurgau, Aglianico, Nerello Mascalese, Verdicchio dei Castelli di Jesi e tante altre ancora, prodotti finali interessanti ed alcuni veramente ottimi.
Lo sapevate che dietro un ogni buono spumante c’è un progetto che nasce in vigna? La scelta del tipo di uve, il periodo di vendemmia, i lieviti, la durata dell’affinamento. Dovrà essere uno spumante da bere subito o dovrà durare anni?
Qualche nozione sui metodi principali dello Champagne Italiano
Nei vini spumanti naturali l’anidride carbonica (CO2) che origina le “bollicine” si è formata per rifermentazione del vino nelle bottiglie potendo utilizzare due differenti metodi.
Il metodo classico (o metodo champenoise o metodo tradizionale o metodo della rifermentazione in bottiglia)
Per la produzione degli spumanti metodo classico si usano vitigni neutri (cioè ne tendenti al colore bianco ne al colore rosso, o più semplicemente “rosati”); se a bacca bianca, il prodotto viene denominato blanc de blancs (vino bianco da uve bianche), mentre se si usano uve a bacca nera il prodotto viene chiamato blanc de noirs (vino bianco da uve nere).
I principali sono lo Chardonnay, il Pinot Nero e il Pinot Bianco, oltre al Pinot Meunier (ma solo in Champagne), il Pinot Grigio e il Riesling. Altri vitigni che danno ottimi risultati sono il verdicchio nelle Marche, il torbato in Sardegna e l’inzolia in Sicilia.
Un’elevata escursione termica tra giorno e notte, una buona esposizione luminosa, terreni ben drenati e calcarei sono condizioni ottimali per ottenere uve adatte alla spumantizzazione, con buona acidità ed ottimi profumi; terra di vocazione alla spumantizzazione è l’Oltrepò Pavese oltre alla Franciacorta, ma anche a Sud, nella terra del San Severo DOC vengono prodotti spumanti da uve autoctone Bombino bianco con caratteristiche particolari. La particolare latitudine, unita al grande apporto del sole e scarsa presenza di piogge durante l’anno, permettono al Bombino bianco di questa zona di esprimere le sue doti migliori proprio attraverso la spumantizzazione.
Il metodo Charmat (o metodo Martinotti o metodo delle rifermentazione in autoclave o metodo Italiano)
Nel metodo Charmat si preferiscono uve aromatiche come il moscato bianco, la malvasia ed il brachetto, le principali; oppure si possono usare altri vitigni con profumi più sfumati come il moscato giallo, la glera (da cui si ottiene il Prosecco) e l’aleatico nero (uve semi aromatiche). Ad ogni modo la stragrande maggioranza di bottiglie di spumante (sia in Italia che nel mondo) è realizzata con il metodo Charmat, utilizzando le più svariate uve, bianche e nere.
Quale scegliere tra Charmat o Champenoise?
Beh…, le “bollicine” sono le vostre no? Cin Cin!
Roberto Matetich
Italy4golf Italian Ambassador
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